2008 - 2009

AGGHIORNA E SCURA

Poema della Vita e della Morte


Progetto TRADIZIONI E ORALITA'

Canti Nenie Lamenti nelle Sacre Rappresentazioni

realizzato a Calascibetta dalla Compagnia dell’Arpa nell’ambito del Progetto:

Programma Regionale Leader + Sicilia 2000/2006 – PSL Rocca di Cerere Sezione I  Misura 1.1 Azione 1.1.2 “Laboratori teatrali recupero tradizioni orali”.


Il video della performance/spettacolo

 

Premessa   

Una  lotta o danza incessante segna il cammino della cultura occidentale dai suoi albori fino agli esiti ultimi della contemporaneità, quella che si consuma fra oralità e scrittura, fra trasgressione alla norma  e ossequio ad essa, fra dionisiaco sregolamento  dei sensi e apollineo culto all’archetipo dato. La cultura letteraria ufficiale ha sempre dovuto erigere solide barriere di regole, codici, sistematizzazioni contro il flusso vitale che parte dal basso e si manifesta nella cultura popolare, nel sostrato folklorico elaborato dai ceti subalterni, dai marginali,  dalle comunità che nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo seppero sincreticamente mantenere viva la memoria della ciclicità del culto animistico opposto (e poi assimilato) ai rituali cattolici che segnano il tempo liturgico della festa cristiana. La cultura folclorica si pone come un sistema segnico complesso e sfuggente: complesso perché dominato dalla compresenza di riferimenti espressivi non univocamente dominati dalla parola scritta, quindi liberamente legati a formulazioni gestuali e verbali molto vicine al teatro, sfuggente perché, in quanto prevalentemente orale, essa è soggetta all’alterazione e alla trasfigurazione fantastica, ma anche, nel peggiore dei casi, all’oblio e all’occultamento.

Partendo dalla fascinazione che tale prospettiva offre, sarebbe interessante intercettare, attraverso un’operazione di ricerca e rivisitazione, i segnali emanati sempre più debolmente dai dati che hanno costituito, in passato, l’identità forte della nostra comunità. Un’operazione del genere presuppone, oltre alla presenza di una solida curiosità antropologica, l’attitudine a ricomporre organicamente questo materiale per restituirgli visibilità, voce, capacità di sedimentarsi come patrimonio di valori da consegnare alle generazioni future.

L’idea di partenza è quella di un recupero del bagaglio folclorico come fatto di partecipazione immedesimata e collettiva alla “passio Christi”,  “cunto dei cunti”, sacra rappresentazione di popolo e genti, rito comunitario di riflessione sul significato della vita e della morte di ogni uomo attraverso la sublimazione della “Vita, morte e risurrezione” dell’uomo–Dio.

La nostra terra è luogo di chiese scolpite dalle mani di laboriosi scalpellini modellatori della pietra gialla di cuto estratta dalle cave che fronteggiano l’altro luogo mistico e misterico del nostro territorio, quella  contrada di Realmese con le  sue innumerevoli tombe, enigmatiche culle di un viaggio che va dalla morte alla vita, che punteggiano la campagna disseminata da steli di avena e cespugli di origano selvatico dal profumo aspro e stordente.

 Assumendo questi due luoghi come poli entro cui oscilla la nostra ricerca di identità o come dato topografico dell’anima, il rito teatrale si comporrà attraverso la memoria degli uomini e delle donne del luogo, tessendo itinerari sensoriali ed emotivi  capaci di restituire il senso magico del mondo intuito dalle civiltà contadine pre-industriali per sciogliere in forma di canto drammatizzato e comunitario il mistero della vita e della morte su cui si struttura l’unicità del nostro esserci, qui ed ora, nel modo che ci è proprio, prima che la marea illusiva del progresso spazzi via tale consapevolezza, drogandola nell’indistinto mediatico e globale.      

 

Il progetto

Gli attori-non attori

Vera e propria rappresentazione sacra il prodotto teatrale e musicale nascerà dalla organizzazione drammaturgia e scenica del materiale popolare di tradizione orale a soggetto religioso, relativo alla Passione. Il progetto ha la finalità di favorire un’ampia partecipazione di tutte le realtà territoriali, alla creazione-ideazione di un allestimento inteso come scambio tra diverse arti e che sia il frutto di una ricerca di stile, di forma, che spazi dal teatro, alla musica, al cinema, all’archeologia, alla letteratura, alla danza, all’arte visiva, all’arte del costume. Masse di corpi moltiplicheranno l’azione scenica in continui rimandi di voci e gesti, un’elevata quantità di figuranti-attori produrrà effetti visivi favorendo una spettacolarizzazione degli spazi aperti. Ma l’allestimento non sarà solo la ricerca di effetti spettacolari, ma la riproposizione,  in chiave moderna e contemporanea, della religiosità intesa come intimo legame tra l’umano e il divino, tra terra e cielo, come modalità esistenziale in cui si coglie la spinta e la sete insaziabile d’infinito che è fonte dell’angoscia e del senso mistico delle cose, come bisogno assoluto di affermare l’enigma dell’esistenza, a discapito della razionale modernità, che tutto svuota del proprio mistero, riducendo l’esistenza stessa a leggi e funzioni, a fenomeno comprensibile.

Un ricondurre al senso religioso del teatro come forma che da un senso all’esistenza interrogandosi del ruolo dell’uomo nel cosmo è il percorso di un teatro che nasce, vive e si nutre nella comunità, e che coinvolge e valorizza diversi gruppi e aggregazioni, dalla ricerca, all’allestimento, ai laboratori, alla musiche. Un teatro aperto e allargato, che interpreti una molteplicità di qualità espressive individuali e collettive, che si ponga come una esperienza di forte potenza evocativa in cui sia possibile costruire socialità, dar voce e rappresentare vissuti, memorie, miti e simboli, astrazioni e  concretezze.

 In questa azione, nell’emersione del desiderio e del possibile, il teatro si può intendere come atto capace di fondare un “pensiero estetico”, che compre l’eterogeneità dell’esistente. Finalità del progetto è quella di ricercare e interpretare la contemporaneità attraverso la valorizzazione del teatro come esperienza che va incontro ai i bisogni di questa epoca e che integri l’arte nel tessuto sociale attuale. L’attività performativa si propone dunque come azione, rito e liturgia delle comunità finalizzata e orientata alla creazione della bellezza e allo sviluppo di valori positivi.

 

Tipologia di allestimento

Il luogo-non luogo

Il tipo di allestimento proposto sfrutterà gli scenari aperti, i siti archeologici, i quartieri ricchi di storia, le strade o le contrade, restituendo a quegli stessi spazi la capacità di fascinazione che solo una terra culla di arcaici miti può avere.

Attraverso un processo di ridefinizione dell'identità fisica, sociale e culturale del territorio, della sua immagine percepita, del suo ruolo si avvierà un processo finalizzato alla creazione di valore per l'intera collettività.

Qualsiasi spazio così può cambiare senso: rifiuta di essere una forma definitiva, che regge al tempo per divenire un oggetto da modellare, uno scenario in cui è possibile creare e sperimentare. Coniugare linguaggi contemporanei fondendoli con spazi e con diversi linguaggi, favorire una compenetrazione fra creatività e luoghi in un processo dinamico che favorisca l’incontro tra esperienze sociali e culturali.

Come scrive Eugenio Turri - per dare nuova sostanza al nostro rapporto con la natura e il territorio «bisogna riportare il paesaggio nell’alveo delle manifestazioni culturali e quindi dentro l’universo rappresentativo degli individui e della società, riconoscendo l’importanza e la priorità del rappresentare sull’agire o, in altre parole, dell’homo figurans sull’homo faber».

Oggi più che mai è necessario risolvere l’attanagliante dicotomia esistente tra immagine e realtà; promuovere tra gli uomini la capacità di percezione della rappresentazione attraverso una educazione a vedere e ad essere; riflettere sulla propensione a rispecchiarsi e a misurarsi dell’uomo con gli scenari che continuamente vanno modificandosi: sia come attore che trasforma che come spettatore che sa guardare e capire il senso del suo operare sul territorio. Lo spazio funziona da medium dell’agire umano, esso si propone come guida all’autopoiesi, dell’inventare, operare, rappresentare dell’uomo.

E’ l’aderenza al paesaggio che opera chiarificazioni importanti dei comportamenti umani; lo spazio diventa territorio dell’anima, d’un vissuto, di sentimenti personali, che si esplicitano in luoghi, situazioni e contesti determinati, precisi.

Il teatro diviene per lo spettatore rivelatore della parte che l’uomo recita dentro il paesaggio; cioè rafforza la coscienza del ruolo che egli gioca nel corso della propria esistenza in quanto membro di una società. Esso, mediante la rappresentazione, si pone davanti a quell’universo di miti, di simboli, di idee, in cui come scrive Morin «abitano le nostre menti».  Il teatro può assumere la funzione fondamentale di referente per la memoria e la contemporaneità per la forte carica semantica che assume nel rapporto culturale che una società stabilisce con il proprio territorio.

Se il teatro è uno spazio virtuale, nello stesso tempo, lo spazio reale è un teatro potenziale. Le tradizioni, il tipo di vita, le memorie di una città formano gli atteggiamenti dei suoi abitanti e disegnano, giorno dopo giorno, quegli aspetti caratteristici che rendono unici e irripetibili i luoghi, i quartieri, i cittadini. Trasformare tutta la città in un grande teatro in cui essa assuma l'aspetto di un grande palcoscenico naturale: un’ambizione, un’idea, un  progetto, l’idea cioè che l’unione delle componenti culturali, naturali, etnoantropologiche e geografiche, si venga a caricare di riferimenti, di simboli, di denominazioni, di avvenimenti e azioni che in un unicum diventano culturali in quanto entrano in un linguaggio che produce cultura.

 

Le ricerche

Affidate ad etnomusicologi e in collaborazione con l’Università agli Studi di Catania si orienteranno alla ricerca dell’enorme patrimonio dei canti e delle laudi, costituito da preghiere, passioni e sacre rappresentazioni, nenie, lamenti di tradizione orale che va raccolto e studiato a partire dall’origine, le strutture metriche, la poetica, la strumentazione. Va condotta un’analisi in prospettiva storica e antropologica delle dinamiche di opposizione e interazione fra classi egemoni e classi subalterne che hanno dato origine alla cultura folklorica tradizionale e ai suoi prodotti specifici, sia nel campo della cultura "materiale" (quali attrezzi e tecniche di lavoro) sia in quello della cultura "immateriale", quale si esprime nelle credenze, nella narrativa, nei canti, nei rituali e nella teatralità. Tra le linee guida della ricerca: - oralità e tradizione, caratteristiche distintive delle culture popolari; - subculture nella società tradizionale; - ritualizzazione e drammatizzazione di attività lavorative; - linguaggio e strutture del rituale e della drammatica popolare; - estetica del comportamento rituale; - la festa: attori e pubblico; tempo quotidiano e tempo della festa: il ciclo dell'anno; - feste e riti tradizionali come beni culturali.

 

Alcuni dei riferimenti bibliografici:

E. Buttitta, Le fiamme dei santi. Usi rituali del fuoco in Sicilia, Roma, Meltemi, 1999;

G. Pitrè, Feste patronali in Sicilia. Palermo, Il Vespro ed., 1978 [o altra ed.]

G. Pitrè, Spettacoli e feste popolari siciliane. Palermo: Il Vespro, 1978 [o altra ed.]V. Propp,

S. Bonanzinga. 1993. Forme sonore e spazio simbolico. Tradizioni musicali in Sicilia. Archivio delle tradizioni popolari siciliane 31-32. Palermo: Folkstudio.

S. Bonanzinga. 1995. "Bibliografia, discografia e filmografia della musica popolare siciliana 1945-1994". In Quel grido dal castello. Etnotesti ed etnomusiche di Sicilia, edited by A. Longo: 87-116. Palermo: La Palma. 

S. Bonanzinga. 1995. "A vuci longa". Nuove Effemeridi 7 (30): 127-134. 

S. Bonanzinga. 1995. Etnografia musicale in Sicilia. 1870-1941. Suoni e culture - Biblioteca 1. Palermo: Centro per le Iniziative Musicali in Sicilia. 

S. Bonanzinga. 1995. "I suoni della mietitura e della trebbiatura in Sicilia/The reaping and Threshing Soundscape in Sicily". In Memus. Mediterraneo Musica. Studi e documenti della Conferenza Musicale Mediterranea: 118-141. Palermo: Regione Siciliana. 

S. Bonanzinga. 1995. "Preliminari per la documentazione del lessico etnico-musicale in Sicilia. Prospettive antropologiche e geolinguistiche". In Percorsi di geografia linguistica. Idee per un atlante siciliano della cultura dialettale e dell'italiano regionale, edited by G. Ruffino: 389-403. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 

S. Bonanzinga. 1995. "Reaping and Threshing Rhythms in Calamònaci Agrigento-Sicily". Música oral del Sur 1: 90-102. 

S. Bonanzinga. 1995. Tradizioni musicali in Sicilia. Rassegna di suoni, canti e danze popolari. Palermo: Centro di Studi filologici e linguistici siciliani.

C. BIANCO, M. DEL NINNO (a cura di), La Festa: antropologia e semiotica, Firenze, Guaraldi, 1981;

IR. MORELLI, C. POPPI, Santi, spiriti e re, Trento, Curcu & Genovese, 1998;

ROSSI, Le feste dei poveri, Palermo, Sellerio, 1986; G. L. SECCO, Mata, Venezia, Fondazione Cini, 2001;

SORDI, Teatro e rito, Milano, Xenia, 1991;

Van Gennep, I riti di passaggio, Torino, Boringhieri, 1992.

 

il video della performance/spettacolo presentato al termine del laboratorio "O vuliri o vulari"