con Elisa Di Dio e Giorgio Cannata
Scene e Costumi Luca Manuli
Disegno Luci Renzo Di Chio
Musiche Michele Di Leonardo
Regia e Coreografie Andrea Saitta
Produzione Compagnia dell’Arpa
in collaborazione con Compagnia Decalè
con Latitudini – Rete Siciliana di Drammaturgia Contemporanea
e con il sostegno finanziario dell’Assessorato Regionale al Turismo e allo Spettacolo
Chi è Didone? Una regina, una ierofania della Madre mediterranea, una profuga, un'eroina cantata da poeti antichi e dell'oggi.
È tutto questo Didone, o forse di più.
Al di là dell'epos virgiliano, che fa di lei una donna combattuta fra la fedeltà alla memoria del marito morto e il nuovo prepotente, sentimento che la spinge verso Enea, con l'esito tragico a tutti noto, Didone è una straordinaria donna che intraprende il cammino fra mare e deserto, e guida il suo popolo sulle sponde di un mare nuovo.
È la fondatrice di una città, è la guida sicura di un popolo che fugge dalla follia della tirannide, è pellegrina e capa, prima che amante.
Così ce la racconta la drammaturga Lina Prosa, così la restituisce sulla scena la Compagnia dell'Arpa, nell'interpretazione di Elisa Di Dio, nella vibrazione di corpo e gesto di Giorgio Cannata, per la regia di Andrea Saitta.
Questa Didone vive delle sue pelli, si trasforma, muta, sperimenta l'erranza del viaggio e del cuore, brucia nel fuoco della sua coerenza: coerenza al ruolo di donna di potere, coerenza alla vita e all'amore, vissuto come sponda di un mare senza approdo.
In una scena rarefatta, Didone si muove come corpo narrante, icona dell'autorità conquistata con coraggio, immagine dell'annientamento progressivo, non reversibile, cui la condanna l'innamoramento fatale per Enea. Un tronco, albero secco pronto per essere aggredito dal fuoco, eppure in germoglio, si staglia al centro dello spazio scenico e allude alla vita, alla morte, all'incognita di ogni viaggio, a radici recise, a rami pronti a fiorire o a spezzarsi sotto i colpi violenti dell'imprevedibile e del destino, che per Didone, ha il nome di Enea.
La regina che con coraggio ha fondato Cartagine, con lo stesso coraggio si abbandona all'amore per Enea, lo straniero, il profugo, il predestinato a un'impresa grande. L'amore si consuma, mentre Didone si spoglia delle sue pelli, e nell'abbandono dell'eroe rincorre il suo destino e lo compie. Enea sulla scena è nome e corpo, acrobazia della seduzione e del desiderio, incarnata dal muto personaggio che accompagna la donna sin dal suo primo andare.
Seduzioni visive che partono dalla dimensione classica e giocano con l'immaginario liberty e contemporaneo, regalano a Didon now il palpito di una storia remota e viva più che mai sotto la pelle dell'umanità.
Didon now, testo di Lina Prosa, tradotta e rappresentata in grandi teatri nazionali ed esteri, per la regia di Andrea Saitta, giovane, bravo, regista ennese, che vive e lavora a Palermo, fresco del successo della sua Locandiera, esprit de pomme de terre, che ha vinto il premio Fantasio a Trento.
Elisa Di Dio, attrice della Compagnia dell’Arpa, interprete di personaggi femminili forti e complessi, spesso ancorati alle storie del mito, in scena con Giorgio Cannata, danzatore, acrobata, capace di raccontare col corpo i viaggi di Enea, fra presunte volontà di dei, smarrimenti amorosi, inganni della coscienza.
Le scene e i costumi di Luca Manuli, e le musiche di Michele Di Leonardo.
La Didone, immaginata da Lina Prosa, è la donna giusta per raccontare questo tempo apatico e insieme crudele che ci sta toccando di vivere. È una “pellegrina e capa”, in fuga dalla crudeltà del potere, che trascina dietro di sé un popolo nel passaggio dalle terre di Tiro all’Africa, e qui riesce a diventare interlocutrice alla pari, di Iarba, capo della popolazione guerriera dei Numidi. È una donna capace di sfidare le incognite del mare e del deserto, capace di immaginare una città alta, potente, forte, una donna che sa farsi regina rivendicando coraggio, autonomia, calcolo. Con sé ha una pelle di bue, da quella ritaglia il perimetro di una nuova città.
Didone è un animale politico, attenta alla terra, ai bisogni della sua gente, salva naufraghi, ne conosce le angosce, legifera, stipula patti, costruisce templi e palazzi, ma lascia spazio e si fa letteralmente bruciare da un’istanza vitale che viene dalla dimensione del privato. Perde se stessa, a pezzi, pelle su pelle, per amore. E così, una che non ha avuto paura del fratello omicida, delle insidie del viaggio, dell’incontro con nuovi popoli guerrieri, alla fine trova il coraggio di buttarsi con ingenua caparbietà in una storia d’amore che subito lascia intuire il germe della catastrofe e dell’abbandono. Arriva Enea, il troiano con una profezia sulle spalle da compiere attraverso la sua discendenza, e in lui Didone conosce il suo destino.
Questa Didone è una ferita aperta che brucia sul fianco della storia, che non è la Storia ufficiale, ma quella raccontata dalla lente deformante dei vincitori, nell'Epos virgiliano. C'è la forza di una guerriera, pellegrina e "capa" che fonda una città e osa rifiutare le proposte di Iarba, guida saggiamente un regno che ha come confine la spiaggia, sceglie di rimanere fedele alla memoria del marito e si dedica con forza e vigore alla gestione di quella terra nuova. Poi arriva Enea, e Didò, Didone, Didon, crede di potere intraprendere un nuovo viaggio, quello diretto al cuore dell'eroe in fuga da Troia. Non ha fatto i conti con la ferocia della ragione politica, con disegni forse divini forse no, con i dubbi del suo amante, e soprattutto con l'antica Didone, che le ricorda che il fuoco è origine e soluzione al suo smarrirsi di un attimo.
Contraddittoria, bambina, regina, pazza e saggia. Di lei parlano Ovidio, Dante, Virgilio.
Didone assurge al rango del divino, con il nome di Tanit, ipotasi della grande dea Astarte.
“Proveremo noi, non a parlarvene, ma a farla parlare, a far vivere tanto le sue ragioni, quanto le sue irragionevolezze, perché è di questo oscuro miscuglio di buon senso e deragliamento di passioni che è fatta la vita di noi, piccoli umani, e questo alla fine ci piace conoscere e condividere. (Elisa Di Dio)”.
2018
Teatro d'essai La Condotta di San Cataldo - Teatro della Posta Vecchia di Agrigento - Circolo di Cultura di Sciacca
2019
Spazio Franco Cantieri Culturali della Zisa di Palermo - Teatro Garibaldi di Enna
2020
Teatro Libero di Milano - Museo Regionale di Messina