con Pietrangelo Buttafuoco e Mario Incudine
e Antonio Vasta
(fisarmonica, organetto e pianoforte)
Musiche di Mario Incudine e Antonio Vasta
Allestimento scenico Luca Manuli
Regia Mario Incudine
Produzione Compagnia dell'Arpa
“non lo conoscevate, vero, quest’uso di succhiare un fiore di gelsomino e poi baciare? Non è altro che un gioco vano l’amore senza un giardino dove spartirsi, labbra su labbra, la rugiada. L’amore si nutre di una sorta di pudore metafisico, s’incarna nel vivere stesso che, via via, perde sempre qualcosa di sé, perde perfino l’amore, e il poeta, rapito nel segreto del lungo patto di labbra e gelsomino, dice: “vuote le mani, ma pieni gli occhi del ricordo di lei” All’amore bisogna credere sempre. Anche quando ci fa pazzi di dolore."
Uno spettacolo che fa mostra delle tradizioni della Sicilia. I canti di un unico canto, un "cunto" che è un tuffo nel passato dell'autore Pietrangelo Buttafuoco, imbevuto innanzi tutto delle tradizioni della sua terra, la Sicilia, restituite con passione di antico cantastorie, per cristallizzare quelle storie, quei canti, e farne la rappresentazione di un mito sopravvissuto ai tempi bui del mondo.
Ecco leggende e personaggi che emergono da quei luoghi e da quel tempo: le preghiere che portano doni e dolcetti; i diavoli, gli angeli, i re, le ninfe, le regine e i vescovi di una mille e una notte che prima di essere un libro è il teatro della vita popolare, in cui passato e presente si mescolano in un rabbioso andirivieni. E allora la storia si fa prossima: irrompe l'anno della sovversione, il terremoto del Belice e l'altro terremoto delle rivolte studentesche e operaie e negli anni ottanta le storie parallele di mafiosi e di commissari di polizia, che lasciano il segno. Ma soprattutto c'è l'amore, e "all'amore bisogna credere, sempre. Anche quando ci fa pazzi di dolore".
Anche quando l'amore è una lettera d'addio che distilla malinconia. Così prendono vita il musicante che suona per passione e sa perdersi nella pazzia e trasformare il dolore in musica; la signorina Lia, la zia che non ritiene alcun pretendente degno di lei e amministra la memoria di famiglia curando album di fotografie; lo zio Angelino, elegante cappellano militare che viaggia e
frequenta il bel mondo e che, grazie all'amore per Dio, diventa l'uomo della gioia in una terra di lupi. La narrazione di Buttafuoco si fonde e si alterna alle ballate di Incudine che intreccia una tessitura di note e parole che vanno dalla voce lontana dei carrettieri siciliani alle melodie delle serenate, fino ad arrivare alla Sicilia di oggi con le sue nuove parole e con la sua nuova musica sempre senza tempo.
2016
Teatro Comunale di SORI (Genova) - Fiera del Mediterraneo Messina - Teatro Vittoria ROMA - Teatro Comunale Garibaldi di Modica -
ZO Centro Culture Contemporanee - Teatro Naselli di Comiso