Musiche originali di Mario Incudine
con ELISA DI DIO, NADIA TROVATO, MARIO INCUDINE
ANTONIO VASTA (fisarmonica, organetto e zampogna "a paru"),
ANTONIO PUTZU (fiati etnici e popolari),
FRANCESCA INCUDINE (voce, tamburi a cornice e percussioni)
Scenografie IZZO - ROMA
Realizzazione costumi LUCA MANULI
Macchinisti di Scena SALVATORE BELLANTI - PAOLO LA MONICA
Direzione artistica SEBASTIANO GESU'
Ufficio Stampa MARIANGELA VACANTI
Foto di Scena MARIA CATALANO
Regia ANGELO DI DIO e FILIPPA ILARDO
Lo spazio è quello del retro di un teatro in disfacimento, antiretorico, asciutto, il rovescio di ciò che poteva essere e non è stato, ma che ha lasciato un respiro di poesia in forma di musica.
La musica è quella popolare che correva per le strade di una sollevazione fatta dalla gente, dai giovani, dagli uomini, ricchi e poveri, e non ultimo, dalle donne.
Il tempo è quello all’indomani di un tempo epico, quindi necessariamente prosaico, un tempo che lascia l’amaro in bocca perché troppo dolci sono state quelle idee di libertà, di trasformazione, di novità.
Su tutto corre un’aria, quella della rivoluzione, della speranza, del cambiamento, della musica, l’aria, il fiato, di una storia in fieri, come un enorme, grande alito che ognuno può condividere.
In questo spazio, alla ricerca di questa musica, l’incontro due donne, realmente e storicamente esistite, prelevate dai libri di storia, e assunte a simbolo del destino dell’universo femminile, amato, tradito, capito ma, forse, mai profondamente.
È un modo, il più antiretorico possibile per rileggere l’impresa garibaldina in Sicilia, un’impresa immensa e dai toni epici, qui attraversata dall’ottica demistificante delle donne. Emilia Testa, un’artista che sta per lasciare le scene per volontà dell’uomo che ama, Jessie White, giornalista inglese al seguito di Garibaldi, che sulla sua pelle ha vissuto l’eroismo di quei giorni e il disinganno seguito alla memorabile impresa dei Mille, da lei coraggiosamente documentato con inchieste e sulla povertà e il degrado meridionale, soprattutto nelle zolfare. Dal fondo scuro della sua memoria si sprigionano quelle sonorità mediterranee, carnali, vitali, assetate di libertà e di giustizia che sono la voce arcaica della gente del sud.
Alla musica è affidato il senso lirico ed eroico delle gesta garibaldine, capace come è di proiettarci su un tempo mitico e ricreare quella temperie di grandiosità leggendaria che era il respiro dell’epoca.
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