EURYDICE

Il dittico dellìOmbra

drammaturgia di Elisa Di Dio e Filippa Ilardo

 

Con ELISA DI DIO e DAVIDE CAMPISI

 

voce e movimenti ADRIANA LUNARDO

 

musiche originali di DAVIDE CAMPISI

 

regia FILIPPA ILARDO

 

disegno luci RENZO DI CHIO

 

Costumi LUCA MANULI

 

Scene CLAUDIO CASTAGNA e GAETANO ALESSANDRA

 

Tecnico luci ROBERTO RAGUSA

 

Foto di scena TOTO CLEMENZA

 

Produzione COMPAGNIA DELL'ARPA

in collaborazione con LATITUDINI. RETE SICILIANA DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA

 

con il sostegno finanziario dell’Assessorato Regionale al Turismo e allo Spettacolo

 

 

Sinossi e Note di regia

Il dittico dell’ombra: la Compagnia dell’ARPA continua a interrogare il mito e dopo aver messo in scena quello di Persefone nel 2021, ancora in scena nel 2022 e nel 2023, indaga la figura di Eurydice, continuando sul versante orfico, mistico e insieme misterico.

 

Dell'ombra e della luce.

Della presenza e dell'assenza.

Del corpo e dell’anima.

Del bisogno di amore, dell'eccesso di amore.

Dell’amore che supera ogni confine.

Del bisogno di capire e di capirci,

di capire la vita e spiegare la morte.

Di questo racconta la nostra Eurydice.

Del resto, cos'altro è il teatro se non la possibilità di ribaltare ogni prospettiva nel suo rovescio 

e far convivere, nello spazio-tempo della rappresentazione, vita e morte?

 

 

Sulla sponda di un Acheronte abitato dall’ombra, in una prospettiva dove il tempo è mobile e la memoria viene erosa, Eurydice si rivolge a Orfeo che tesse trame di canto per tentare le vie dell’impossibile. Il poeta incarna la disperazione di chi resta sulla terra, in preda alla lacerazione per l’assenza del corpo e delle manifestazioni vitali di chi si è amato. 

 

Ragiona, Eurydice sulla morte come cura all’ansia e agli affanni della vita.   

Gioca, Eurydice, col suo corpo che si sfalda e si polverizza e diventa spazio di metamorfosi impreviste. 

Sogna, Eurydice il canto dell’amato, o forse è solo l’eco dello stesso.

Parla, Eurydice, con Persefone che le narra la vita passata, e, da dea innamorata, sollecita nella nuova abitatrice del suo regno, il ricordo dell’amore. 

E quando la parola Amore viene pronunciata, si fa carne, respiro e canto.

Con il suo canto, Orfeo commuove gli abitanti degli Inferi e percorre quelle contrade in cerca della sua donna. Vita e morte sembrano toccarsi, divise da una membrana invisibile che confonde i confini tra le due dimensioni.

Così anche i piani temporali si incrinano, passato e presente precipitano l’uno dentro l’altro.  

Una ricognizione inesausta è dunque questa Euridice, su temi eterni quali la Poesia e la Perdita, ma è una ricognizione che si affaccia sulla profondità del buio, si fa trafiggere dal vuoto popolato di spettri, si interroga sulla forza dell’amore che ribalta gli stessi decreti stabiliti dalla Natura. 

Quel voltarsi di Orfeo forse è la salvezza, la garanzia di una tenuta dell’ordine cosmico stabilito in un tempo senza tempo. 

È il nascere di una fede.  

Anche senza un corpo da amare, esiste l’Amore: forse questo racconta Euridice e di riflesso, il mito. 

Un amore che si fa struggimento e canto. Desiderio e assenza sono semi di un atto germinativo senza fine che ha nome Poesia. Un discorso sulla Poesia in un tempo reificato quale il nostro è tanto inattuale quanto necessario. Almeno per noi.

 


repliche

 

2023

Mythos Troina Festival - Area Archeologica di Solunto - Terme Arabe di Cefalà Diana - Monastero delle Benedettine Castello di Milazzo - Chiostro di San Francesco Patti - Rocca di Cerere Enna - Teatro Comunale Malfa (Salina)


trailer


book foto di scena - Foto di Toto Clemenza